Questa volta vi portiamo a Matera, Patrimonio Unesco, un labirinto di case scavate nel tufo, grotte e chiese rupestri. Passeggiando tra le viuzze di questa terra fatta di roccia e meraviglie, proprio a ridosso del Sasso Barisano, siamo andati ad assaggiare la cucina della trattoria Stano (vincitrice di Quattro Ristoranti).

In cucina, Franco Stano, la moglie, la nuora Laura e il figlio Valerio Stano non tradiscono il richiamo evocativo della tradizione, che però viene riproposta con un pizzico di modernità e attenzione alle esigenze contemporanee di leggerezza delle preparazioni.

Piatti tipici della cucina materana, fatti con ingredienti semplici ma genuini, custodi di sapori antichi.

Parliamo di Pane di Matera IGP, realizzato con sole semole lucane ottenute dal grano coltivato e molito in Basilicata (100% semola rimacinata di grano duro di cui 30% di varietà Senatore Cappelli, il restante 70% composto da: Duro Lucano, Capeiti e Appulo) preparato con un lievito madre a partire dalla macerazione di frutta di stagione. 

L’olio EVO si accompagna benissimo al pane, riducendone l’indice glicemico; una coppia vincente che unisce gusto e salute.

E proseguite sicuri di non sbagliare. 

Tanta l’attenzione al vegetale e alle piccole produzioni del territorio: peperoni cruschi lucani, carciofi violetti del Metapontino, pomodoro pachino siciliano IGP, lampascioni e tanto altro…

La cura nella scelta delle carni non è sicuramente da meno ed è legata strettamente al rapporto coi fornitori locali come l’agnello proveniente da animali che pascolano nelle Dolomiti Lucane o la salsiccia pezzente di Picerno della Montagna Materana (presidio Slow Food) naturale, senza conservanti o additivi. La carne proviene da animali che pascolano nelle foreste della Montagna Materana e nel Parco Naturale di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti lucane. Si tratta di maiali derivanti dal Nero di Lucania, un’antica razza rustica autoctona, oggi quasi scomparsa.

Incredibili ingredienti utilizzati in piatti della cucina povera e/o di recupero della tradizione locale che grazie a realtà come questa continuano a sopravvivere.

Anche in questo viaggio, abbiamo incontrato un indirizzo d’eccellenza da annotare tra le visite nella magica scoperta delle delizie italiane!

Come detto, il menù cambia al ritmo delle stagioni. Questi i piatti che abbiamo assaggiato:

• Vermicelli alla San Giovannina 

• Orecchiette alla Murgiana con provola affumicata, fungo cardoncello, datterino giallo su vellutata di zucchina e tarallo sbriciolato 

• Filetto di manzo con verdure 

• Arrosto misto di agnello e salsiccia con patate al forno 

• Pignata: carne di pecora in umido con cicorie, patate, sedano, salame e pecorino

Ci troviamo nell’Appennino umbro-marchigiano, questa volta ci siamo addentrati fino al cuore dei Monti Sibillini che, per noi, non sono proprio dietro l’angolo, ma non siamo venuti qui per caso. 

Da tempo desideravamo assaporare la cucina di Enrico Mazzaroni al ristorante Il Tiglio, agriturismo e stella Michelin dal 2022. 

Trovate qui la storia e la recensione del ristorante.

Menu “Il ritorno”: il bosco, il mare e l’acqua dolce. 

Essendo la nostra prima volta al Tiglio, consultata la carta, abbiamo scelto “Il ritorno”, la degustazione che più rappresenta le origini dell’idea di cucina di Mazzaroni. 

Un menu antico e contemporaneo che vivifica il profondo senso di appartenenza alle radici dello chef. 

Piatti dai sapori intensi e profondi, omaggio al territorio e all’identità del ristorante: non vi priverò però della sorpresa, mi limiterò a raccontare alcuni dei miei preferiti.

Il servizio del pane 

A partire dal servizio del pane, preparato con farine di grani locali autoprodotti. Impossibile scegliere tra il nero ai cereali fatto con la biga e quello di farina di grano germogliato affumicato all’alloro. 

Superbi entrambi. 

Li accompagnano una fresca mousse di kefir e un burro salato, soffice e saporito, (uno tra i più buoni mai assaggiati!!!), rigorosamente fatti in casa.

Stuzzichini di benvenuto 

Coinvolgente il divertissement degli amuse bouche; tanti, impeccabili, saporiti e di carattere. Piccoli bocconi tutti compiuti e con un’identità ben precisa che però non rubano la scena ai piatti principali. 

Ne cito uno per tutti: –sfera liquida di parmigiano con gel di frutto della passione-, un tuffo al cuore! 

Geometria perfetta per una straripante esplosione di sapori che avvolge il palato e che ha fatto calare il silenzio a tavola. 

Da bis immediato!

Antipasti 

Ma è un attimo: veniamo infatti subito catturati dalla nuvola di azoto liquido in cui è avvolta la –trota nel bosco– che, col suo inebriante profumo balsamico, attira l’attenzione di tutti i commensali. 

Sorpresa e nostalgia esplodono nel palato e nel cuore con – melanzana in tempura, bernese di sakè e tombarello-. Piatto della tradizione e insieme modernissimo in cui profumazioni classiche si compenetrano a deviazioni orientali in un lungo incrocio tra passato, presente e futuro. 

Conquista per essenzialità ed equilibrio –carota, corteccia, betulla-, un piatto totalmente vegetale in cui dolcezza, acidità e picchi di amaro si rincorrono e bilanciano alla perfezione. 

Chiude la carrellata degli antipasti –Perla di fois gras, burro nocciola e limone-, un boccone dalla spiazzante bellezza. 

Il palato conferma. Sapori forti e garbati, precisi e sfaccettati. Incredibile battaglia tra elementi così distanti che finisce in una fusione senza alcuna prevaricazione. Persistente al palato e con un sapore lunghissimo. 

Un piatto che inchioda a un doppio wow.

I primi 

Voliamo ad altissima quota con i primi piatti, iniziando dai –fusilli Carla Latini, caglio di pecora, ragù di coniglio e seppia, crema di prugna acerba-. Sapido, dolce, amaro si rincorrono sostenuti da una buona acidità che, con un colpo magistrale, spezza la rotondità del gusto regalando al piatto un’elegante dinamismo.

E finalmente arriva il tanto atteso momento dei –tortellini di ragù d’anatra con infuso di fiori di rosmarino e gocce di miele di pioppo-. Ricordo intrigante di un piatto casalingo in equilibrio tra memorie e istanze di modernità. La pasta ripiena, confort food per eccellenza, qui espresso benissimo, si vivifica in un gioco millimetrico di texture e contrasti senza distrazioni per le papille. 

Un assoluto imperdibile in cui immergersi e abbandonarsi senza veli ideologici.

I secondi 

E senza veli continuiamo il nostro viaggio nei Sibillini con il –filetto di cervo e il suo ragù-, un piatto che insegna a conoscere la montagna e che fa dimenticare tutto quello che c’è lontano da qui.

I dolci

Giunti a questo punto, l’appagamento è totale, non manca nulla.

Almeno così pareva, ma quanto è bello cambiare idea all’arrivo della –bisque di teste di gamberi, schiuma di moito e sorbetto alla mela verde-. 

Un piatto fresco, croccante e curioso, moderno, sicuramente concettuale ma non astratto che ricompone le papille senza resettare il gusto. 

Da notare: ottimo rapporto bontà-indice calorico!


Bevande 

Accompagna la nostra cena “Il Pestifero”, Bianco delle Marche IGT 2018 della Tenuta di Tavignano. 

Un vino naturale, biologico, non filtrato, non sboccato e vinificato con metodo ancestrale. Una bolla leggera, alternativa, dall’anima Pop! Una beva divertente, semplice e spontanea per un vino un po’ ribelle, ma profondamente affabile.

Molto gradita la proposta di terminare la degustazione accompagnati dal Gin Vettore, creato utilizzando acqua di sorgente e botaniche da raccolta spontanea. 

Note e profumi racchiudono la pura essenza di montagna del territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. 

Un accostamento perfetto alla degustazione.

Conclusioni 

Vi abbiamo raccontato solo alcuni dei tanti tasselli che compongono le piccole felicità della tavola del Tiglio.

Piatti di grandissimo equilibrio, saporiti, eleganti, poliedrici. 

La cucina di Mazzaroni racconta sapori appartenenti alla nostra memoria palatale capaci di trasportare in una dimensione senza tempo, fatta di tradizione ed innovazione.

Un’esperienza gastronomica interessante e acuta che regala emozioni gustative importanti lasciando un ricordo indelebile. Il resto lo lascio a voi da scoprire, e, credete, ne varrà la pena.

Nel cuore dei Sibillini, dove il sisma del 2016 ha lasciato ferite profonde, abbiamo incontrato un luogo che profuma di natura e di buona cucina! 

Stiamo parlando del ristorante Il Tiglio, stella Michelin, situato nell’Isola di San Biagio, a Montemonaco. 

Si tratta di una realtà complessa e affascinante: Il Tiglio è infatti anche azienda agricola, agriturismo e b&b.

La storia 

Una storia di passione e coraggio.

Questa è una storia di passione e rinascita, che inizia da lontano, quando nel 1994 i genitori di Mazzaroni aprono una semplice trattoria.

Nel 2004, Enrico, laureato in diritto internazionale, abbandona la sua attività di ricercatore universitario per dedicarsi alla cucina, trasformando la proposta del ristorante in una direzione raffinata e creativa.

Poco dopo un’onerosa ristrutturazione, nel 2016, il sisma distrugge tutto, ma Mazzaroni non si arrende. 

Grazie al supporto di un imprenditore, l’anno successivo, lo chef apre il “Tiglio in vita” a Porto Recanati, rivoluzionando la sua cucina di montagna con un menù prevalentemente di pesce.

Ma il suo sogno resta sempre tornare tra le amate montagne, dove il padre Pippo ha nel frattempo ricostruito il locale in una delle poche strutture rurali rimaste in piedi. 

Detto fatto, nel 2019 riapre Il Tiglio di Montemonaco! 

Nonostante la pandemia da Covid-19, Mazzaroni non si ferma e porta avanti la sua attività con tenacia e coraggio.

Nel 2022 arriva il giusto riconoscimento: il ristorante conquista la Stella Michelin, diventando il primo stellato della provincia di Ascoli Piceno. 

Un traguardo importante per una storia così appassionata e coraggiosa.

Atmosfera

Una stella tra i monti. 

Nel suggestivo scenario dei Monti Sibillini, Il Tiglio, unica stella Michelin del Piceno, ricavato all’interno di un antico casolare, si distingue per la sua eleganza essenziale.

Difficile descrivere la magia di questo luogo: qui sono la natura e la montagna a entrare nel ristorante e a costituirne la profonda anima identitaria. 

Tutto è curato nei minimi dettagli: caldo legno e solida roccia, come due custodi silenziosi della tradizione, incorniciano perfettamente la filosofia del ristorante, trasmettendo un senso di avvolgente autenticità.

Materia prima 

Sostenibilità: uno stile di vita, un moto dell’anima. 

Al Tiglio i prodotti raccontano non solo la storia della fattoria annessa, ma anche l’essenza di una vita in cui tutto è sempre stato incentrato su un’economia circolare.

Sostenibilità economica e ambientale costituiscono qui uno stato mentale che appartiene alla vita di sempre.

Nato nel contesto dell’azienda agricola condotta da papà Giuseppe, il Tiglio è un agriturismo che, nel suo DNA, conserva gli elementi più puri e salubri di questa realtà, autoproducendo l’ottanta per cento delle materie prime. 

In azienda si producono tartufi, patate, castagne e, naturalmente, un magnifico orto da cui rifornirsi di quasi tutte le verdure in base alla stagione. 

Vengono inoltre seminati e raccolti grani autoctoni per la produzione delle farine con cui si preparano pani e paste nel ristorante. 

Si allevano poi api da cui si ricava il buonissimo miele, oltre a animali da cortile e di alta corte. 

Solo negli ultimi anni Giuseppe, con l’avanzare dell’età, si fa aiutare per mucche e agnelli collaborando con aziende vicine.

Il Tiglio è un’azienda agricola autentica che si impegna ogni giorno per sostenere il territorio che la circonda, lavorare i suoi prodotti in modo sostenibile e promuovere uno stile di vita sano per gli animali.

In linea con tutta la filosofia, anche per la selezione del pescato, Mazzaroni riserva grande attenzione alla filiera e alla tracciabilità di ciò che il mercato sambenedettese può offrire giornalmente.

Salubrità e qualità degli ingredienti sono dunque il frutto della cura della genuinità di ogni prodotto. 

Per citarne alcuni: le patate, coltivate sulle pendici dei Monti Sibillini dal Consorzio Forestale dell’Appennino Centrale, sono il risultato di una produzione integrata e certificata dal marchio QM.

Il formaggio caprino, opera dell’Azienda agricola Fonte Granne, è ottenuto dal latte di capre allevate allo stato semi-brado e nutrite con alimenti biologici, senza l’intrusione di antibiotici o ormoni. Viene loro garantito riparo solo nei mesi invernali o quando devono partorire e allattare i loro piccoli. Per il resto del tempo, le capre si nutrono liberamente di erba e foglie, seguendo il ritmo delle stagioni.

I funghi porcini, doni della natura e controllati da esperti micologi, oltre a regalare il loro meraviglioso sapore, arricchiscono la biodiversità, poiché svolgono un ruolo vitale nell’equilibrio ecosistemico dei boschi.

Cucina 

Passato e futuro congiunti nel superamento dei confini del gusto.

L’impronta sostenibile del Tiglio costituisce naturalmente anche l’essenza di un’idea gastronomica legata in modo indissolubile al ritmo della natura e ai sapori di questi luoghi.

La cucina di Enrico Mazzaroni si basa su ciò che offre la terra, non il mercato: la storia e la cultura di questi monti vengono raccontate in una proposta d’avanguardia in cui passato e futuro si congiungono superando i confini del gusto.

Menù 

Ritorno e Transumanza

Il Tiglio propone, oltre alla carta, due degustazioni, entrambe frutto del percorso e delle esperienze dello chef Enrico Mazzaroni.

Il ritorno” racconta i sapori intensi e profondi del territorio; un menu antico e contemporaneo omaggio alla storia e all’identità del ristorante. Per scoprire nel dettaglio i piatti de “Il ritorno” clicca qui.

Transumanza” illustra invece l’evoluzione della cucina di Mazzaroni. Piatti in cui si esplora la montagna fino a raggiungere il litorale adriatico, testimoniando la profonda rinascita del Tiglio dopo le dolorose esperienze del terremoto e della parentesi a Porto Recanati. 

Pesci si combinano a frattaglie e carne, dando vita a una proposta gastronomica in cui tradizione e sperimentazione si fondono in una cucina senza confini che sorprende e al contempo conforta.

Cantina 

Vini del territorio, gin sorprendenti e champagne selezionati.

Ad accompagnare la cucina, una notevole cantina che conta circa 150 etichette. 

Naturalmente grande attenzione è posta al territorio: la carta è tutt’un fiorire di Verdicchi, Rossi Piceni, Vernacce e Sangiovesi, a cui si accostano importanti etichette italiane e internazionali, con una particolare attenzione alla selezione degli champagne. 

Oltre al ricercato assortimento di vini, merita menzione l’interessante proposta di gin, tra cui qualche chicca del territorio come il Gin Vettore nato all’interno dell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Prezzo 

L’eccellenza a portata di mano.

E dopo tanta meraviglia, al momento del conto si rimane piacevolmente sorpresi dal prezzo equilibrato di questo strabiliante percorso di gusto capace di soddisfare i palati più raffinati.

Menu degustazione “Il ritorno”: sette piatti, 60 euro. 

Menu degustazione “Transumanza”: dodici piatti, 98 euro. 

Pasto alla carta: tre portate, costo medio, 70 euro.

Conclusioni 

Un luogo del gusto che travalica mode e tempi conquistando cuore e palato.

Al Tiglio si incontra un’idea gastronomica che sa valorizzare la tradizione, ma anche renderla leggera e contemporanea. 

Piatti antichi rivivono e si vivificano, tra azzardi e rassicurazioni, nelle raffinate creazioni dello chef.

Tecnica, conoscenza e sensibilità per il prodotto si esprimono in uno stile personale che racconta il territorio senza vani virtuosismi.

Tutto questo rappresenta Il Tiglio, il sogno disegnato e realizzato dalla passione dello chef Enrico Mazzaroni: un luogo del gusto non effimero che travalica mode e tempi, conquistando cuore e palato.

Salendo tra i boschi lungo una strada tortuosa, si giunge a Montefortino, incantevole borgo ai piedi dei Monti Sibillini che merita senz’altro una deviazione. 

Se avete l’occasione di visitarne il delizioso centro, non mancate di far tappa al Ristorante Fortinese da Peppa.

Atmosfera 

Passeggiando per le vie del paese, si respira la magia di una vita autentica e tranquilla: i panni al sole, gli orti rigogliosi, i giardini in fiore, le nuvole nel cielo azzurro e, sullo sfondo, lo spettacolo dei monti sibillini che si stagliano all’orizzonte! 

Ci guardiamo intorno e veniamo subito catturati dalla semplicità di questo locale. 

Ma facciamo un passo indietro. 

Quel giorno erano le 15.40, tornavamo stanchi e affamati dalla gita alle gole dell’Infernaccio, quando il profumo del pane di montagna davanti al ristorante “Da Peppa” ci ha attirato come una calamita! 

Nonostante fosse tardi e il locale pieno, siamo stati accolti con cordialità e sistemati in un grazioso tavolino all’esterno. Il ristorante internamente, è arredato in maniera molto semplice; l’atmosfera è quella confortevole e un po’ demodè delle osterie di un tempo che trasmette un senso di calore famigliare.

Accoglienza 

L’aria che si respira sa di ritrovo e convivialità. L’accoglienza informale e cordiale è quella un po’ “alla buona” da antica osteria, piacevolmente riscaldata anche dalla premura di un servizio che fa subito sentire come a casa. 

Materia prima 

L’immersione nella tradizione non può che continuare a tavola. 

La conduzione è familiare e da sempre fonda la sua cucina sulle prelibatezze della cultura contadina. 

Gli ingredienti sono locali e di stagione; i produttori da cui si riforniscono sono prevalentemente del territorio: l’olio EVO è marchigiano, la carne proviene dai pascoli circostanti, i salumi sono quelli paesani, i porcini e funghi vari e i noti tartufi dell’area vengono raccolti nel sottobosco. La pasta, il pane e i dolci sono fatti in casa.


La cucina 

Ma per capire davvero cosa contraddistingue “Da Peppa”, bisogna sedersi ed ordinare. 

Il menu non serve, lo si racconta a voce perché qui non troverete una lunga lista di proposte, ma poche portate genuine e semplici, fatte come una volta! 

La cucina è affidata ad Agnese e alla suocera Lucia, che con passione preparano piatti sinceri e tradizionali, senza alcuna concessione alla modernità. 

Il menù 

L’antipasto 

Come di consuetudine, iniziamo con l’antipasto della casa: un appetitoso tagliere di bruschette con aglio e olio marchigiano, peperoni grigliati, tartufo estivo, pomodori succosi e saporiti. 

Molto gradito!

Le portate arrivano a tavola in porzioni generose su vassoi di acciaio da cui servirsi da soli. 

I primi 

Tra i primi, abbiamo optato per le tagliatelle alla norcina con ragù bianco (ragù tradizionale di carne mista) e tartufo nero estivo -o Scorzone- dei sibillini, fatte al mattarello e cucinate secondo le ricette della nonna. 

Il pranzo sarebbe potuto finire qui, ma quando abbiamo saputo che la specialità era la grigliata e in particolare l’agnello, non abbiamo saputo dire di no!

I secondi 

Ci siamo dunque lasciati tentare dal classico arrosto misto, esaltato da prodotti del territorio. 

A comporlo una tenera fettina di carpaccio di manzetta marchigiana appena scottata, morbidissima e saporita nonostante la magrezza della carne, una salsiccia casalinga e gustose braciole di maiale. 

Tutto buono, ma a svettare su ogni altra portata sono state indiscutibilmente le costolette d’agnello a scottadito, letteralmente da leccarsi i baffi. 

La preparazione era impeccabile e, per la velocità del servizio dalla griglia al tavolo, abbiamo dovuto fare attenzione a non scottarci le dita! 

A quel punto, come sottrarsi dall’assaggio del rinomato agnello in potacchio, altro piatto forte della casa? 

Si tratta di un’antica ricetta della cucina casalinga marchigiana, un piatto ancestrale in cui la carne viene brasata in padella con olio, vino bianco, aglio ed erbe aromatiche, tra cui il finocchietto selvatico e il rosmarino. 

Quello della Peppa, con la sua cottura rustica e semplice, mantiene inalterato il gusto naturale della carne e, col suo sapore genuino, è senza dubbio uno dei migliori della zona.
Il tutto servito con un po’ di insalatina croccante, delle buonissime patate cotte con la buccia e soprattutto dei formidabili pomodori. Freschi e croccanti, profumati dal basilico e ordinati per ben tre volte! 

È stato quasi commuovente vedere Agnese passare davanti al nostro tavolo con i pomodori appena colti nell’orto vicino. 

Davvero indimenticabili e sì, meritano il viaggio!

Il vino 

La proposta vino, senz’altro migliorabile e piuttosto ridotta, è incentrata soprattutto sul territorio. Noi abbiamo scelto di accompagnare la cena col vino della casa: una deliziosa Passerina ed un Rosso Piceno della cantina di Valdaso, semplici ma gradevoli e beverini.

I dolci 

Per concludere in bellezza ci è stato offerto giusto un assaggino della golosa torta al cioccolato accompagnata dagli amari artigianali.

Prezzo 

Dopo essersi goduti tutte queste prelibatezze, si esce satolli e soddisfatti spendendo tra i 30 e i 35 euro. 

Che non pesano affatto grazie alla poesia di una cucina ben fatta e alla calda accoglienza casalinga di questo rifugio del gusto appollaiato sui Sibillini.

Conclusioni

 “Da Peppa” è un’osteria vera, fedele ad una concezione di cucina genuina e popolare, lontana dalle mode e dalle imitazioni dove assaporare ricette casalinghe che gratificano immensamente. 

Piatti veraci e schietti, sapori che fanno ripercorrere un viaggio nel tempo e trasportano in un’atmosfera d’altri tempi. 

Più di tutto, colpisce riscoprire quell’idea di ospitalità e accoglienza legate ormai ad una cultura antica.

A me ha ricordato la domenica a casa della nonna, cosa dire di più?

Al secondo piano di un antico palazzo nel cuore di Santarcangelo di Romagna, Casa Nobili, il nuovo ristorante di Andrea Rignoli, è il posto giusto per far parlare di cucina.

Materia prima

Il punto di forza di Casa Nobili è la scelta delle materie prime, che qui sono anch’esse questione di casa, trattate con la cura e la consapevolezza di chi vuol far arrivare fino al piatto solo il pescato locale freschissimo. 

In sostanza si mangia quello che il mare regala! 

TUTTO IL PESCATO e non solo scampi, spigole e gamberi, accogliendo in carta anche quello più povero: dai merluzzi ai moletti, dai cefali alle aguglie, a tutto il pesce azzurro, fino alla maestria di servire pesci non semplici da lavorare, come le triglie. 

Nota di merito, qui non si utilizza né pesce allevato né pesce congelato! 

Doverosi i complimenti a chi ha ancora il coraggio di opporsi alle mode del mercato e non ricade sul pesce d’allevamento per profitti più facili!

La cucina 

La cucina marinara di Andrea è oggi più matura che mai. Ha la qualità della freschezza e la spontaneità di chi non ha niente da dimostrare. 

Quanto alla cultura del cibo, in questo caso dovremmo parlare di cultura del mare, che regala tanto, ma tanto davvero, a chi sa seguirne i doni stagionali.

Nelle portate si avverte la mano leggera di chi tratta con rispetto pesci e crostacei, pur senza alcuna paura ad esprimersi con personalità e presenza.

Da sempre Rignoli dimostra di avere le idee ben piantate nella tradizione che però reinterpreta e alleggerisce anche grazie alla valorizzazione del vegetale!

Ne sortisce una proposta creativa al punto giusto, senza fronzoli superflui, alleggerita in maniera spigliata e divertente senza alcuna prosopopea, solennità o vacua velleità formale! 

Insomma una cucina di mare per i veri intenditori del pesce!

Il menù 

Direi che i piatti in dettaglio non ve li raccontiamo. Il menù è variabile, prevede nove-dodici piatti quotidiani in base alla spesa di mercato. 

C’è tanto con cui divertirsi a partire dalla sequenza di antipasti con proposte mai noiose, sempre azzeccate nei sapori. 

Per chi li ama, i crudi regalano qui sempre grande soddisfazione! 

Vengono preparati in semplicità, senza pasticci e presentati in indovinate combinazioni con orto e frutti.

Assolutamente irrinunciabile la pasta, fatta rigorosamente a mano, come da tradizione romagnola; largo a ravioli ripieni, strozzapreti, tagliolini, garganelli e cappelletti! 

Difficile la scelta, il punto è che sono tutti eccezionalmente buoni! 

Privi di eccessi di lavorazione, gli elementi si ispirano al sapore del mare, alle essenze delle aromatiche e ai profumi dell’orto, esaltando i sapori della tradizione romagnola.

Non da meno i secondi, sempre intriganti, si gioca con la riconoscibilità di tutti gli ingredienti, le succulenze e, talora, con qualche concessione alla sensualità di note esotiche e calde. 

Il tutto sempre ben equilibrato con grande attenzione alle proporzioni e alla leggerezza delle pietanze.

E per finire in gloria, non si può che concludere con la coccola finale dei dolci, tutti fatti in casa e caratterizzati da una buona leggerezza di esecuzione senza eccessi di zuccheri.

La cantina 

La scelta del vino a Casa Nobili è un momento piacevole in cui scambiare qualche parola in più sul mondo vitivinicolo e non solo! 

Da Andrea si beve bene! 

È lui, con la preziosa e insostituibile collaborazione di Simone e Maurizio, che ha curato l’interessante carta dei vini, da sempre attenta al territorio romagnolo ma anche aperta a qualche interessante etichetta slovena e di champagne.

Ricerca e curiosità sono la linfa di una cantina sempre in evoluzione, che ben prima che divenisse “una moda”, si è distinta nella valorizzazione delle piccole produzioni di vino naturale. 

Pochi hanno avuto la stessa tenacia di Andrea Rignoli nell’osare proporre vini non trattati di indiscutibile qualità e “naturalezza” quando ancora non era moda… Facile ora! 

Costi e ricarichi ragionevoli. Insomma una carta che invoglia!

Il locale 

Una graziosa sala interna, arredi in legno naturale e azzurro mare e all’esterno una romantica terrazza di cui approfittare nella bella stagione. 

L’atmosfera accogliente e rilassata ne fa l’ambiente ideale per gustare e apprezzare le prelibatezze della cucina.

L’accoglienza 

Andrea, ospite generoso e competente, viene felicemente sostenuto in sala dal servizio sciolto ma preparato e soprattutto sempre sorridente di Maurizio e Simone.

Prezzo 

Conto in buon equilibrio tra qualità e prezzo, sui 40-45 euro prendendo 3 portate, a meno che non si opti per il menu -condividere- nel quale poter provare tanti assaggi a 45.00 euro. 

La domanda è come si fa a garantire la qualità e al tempo stesso prezzi accessibili a tutti? 

La risposta è molto semplice: con la cultura del cibo e del bere.

In sintesi 

Casa Nobili rappresenta la vera “osteria” di mare dove ritrovare il piacere di una cucina che parla di rispetto e concretezza portando a tavola con garbo solo la migliore qualità del pescato. 

Un rifugio ideale per appagare la voglia di semplicità lontano dalla banalità imposta dal turismo di massa mettendo tutti a proprio agio. 

Insomma, un posto da segnare senza alcun dubbio tra gli indirizzi meritevoli di una visita.