Il grano antico Mazì e il Molino Paolo Mariani

Grani Italiani autoctoni

Conoscete il grano Mazì?
Se avrete mai il piacere di trovarvi nei pressi delle incantevoli colline marchigiane fra Barbara e Corinaldo, lungo la valle del Misa, non perdete l’occasione di visitare il Molino Paolo Mariani.
Passeggiare nei campi circostanti tra le spighe di grano mosse dal vento salmastro regala davvero un’emozione.
Si tratta di coltivazioni biologiche, a chilometro 0, che preservano l’ambiente e l’economia agricola locale regalando prodotti di grande pregio per la salute di chi li mangia.
Il rapporto è diretto e i grani vengono conferiti al mulino portando con sé i sapori ed i profumi del territorio e delle erbe spontanee che crescono in campo.
In particolare il grano Mazì è un grano ottenuto da una miscela di grani antichi, frutto di una selezione naturale di oltre 2000 varietà provenienti da tutto il mondo. La coltivazione sperimentale è del tutto spontanea.
L’idea ammirevolmente realizzata da Paolo Mariani sta nella volontà di «sviluppare una farina completamente nuova attraverso un progetto virtuoso sia in termini di sostenibilità ambientale che di sana alimentazione».

Colture tradizionali e cura della salute

Essendo costituito da grani antichi, il Mazì appartiene ad un’insieme di varietà preesistente all’avvento dei grani moderni creati con tecniche di modifica genetica.
Ne risulta un prodotto qualitativamente migliore rispetto al grano moderno e generalmente più facile da digerire (tanto da essere spesso molto ben tollerato anche da chi manifesta sintomi di intolleranza al glutine).
Quanto al sapore, poi, è molto più marcato ed ha una marcia in più rispetto a quello delle classiche farine industriali.
Oggi del grano Mazì troviamo due tipi di farine (tipo 1, tipo 2, idonee alla preparazione di pane, pizza e pasta) e persino la birra; esistono, inoltre, in commercio diversi formati di pasta prodotta dal Pastificio Secondi.
Ricordiamoci che le nostre scelte fanno la differenza, sulla salute e sull’ambiente, e che scegliere è possibile solo conoscendo e sperimentando. Il mio invito è quindi di aprire cuore e mente e di percorrere anche vie diverse dalle nostre abitudini (spesso malsane).
Sosteniamo dunque queste pregevoli colture tradizionali che meritano di essere rivalorizzate per garantire a tutti noi la salvaguardia della biodiversità del territorio nonché prodotti di migliore qualità per la cura della nostra salute.